Palazzo Doria Tursi

CENNI STORICI

Facendo riferimento alle numerose pubblicazioni riguardanti la formazione edilizia del centro storico di Novi Ligure nei secoli XVII e XVIII fra cui “Novi Ligure lo sviluppo demografico ed economico degli ultimi quattro secoli” di E. Leardi , “Le facciate dipinte del centro storico di Novi Ligure” di G. Merlano, “Il secolo di Novi Barocca” di S. Cavazza, “Le dimore patrizie di Novi Ligure” di F.Traverso è lecito attribuire il periodo di edificazione di Palazzo Doria Tursi, al tardo Seicento e al primo Settecento.1

Palazzo Doria Tursi è situato sul lato orientale di Via Gramsci (già Contrada della Misericordia) di fronte al Collegio S. Giorgio. 
Fu fatto costruire, come per la maggior parte dei palazzi dell’epoca, per volere delle più potenti famiglie genovesi, fu infatti presumibilmente commissionato dalla famiglia patrizia Doria duchi di Tursi, e successivamente, nel secolo XIX come afferma G. Strafforello dovette passare in proprietà di famiglie locali.2

Da notizie locali 3 il palazzo è stato nel corso del secolo XIX secolo proprietà della famiglia Pavese, nei primi anni del ‘900 ospitava la sede del Banco di Novi, e nel 1910 l’immobile apparteneva alla famiglia Giuglardi. Attualmente è destinato ad abitazioni, negozi, e studi professionali.

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Planimetrie settecentesche su cui è rappresentato il palazzo: a) Pianta di Novi,prima metà del XVII secolo,A.S.G., Sala Carte Geografiche, Busta B n 129; b) M.VINZONI, Tipo geometrico della strada chiamata ‘di Alessandria, dei corso dei rivo detto ‘di Serravalle’, della strada proposta con li rispettivi confinanti, 1763, A.S.G., Sala Carte Geografiche, Busta B,12 bis, Nove,( solo in parte); c)M.VINZONI dominio della Serenissima Repubblica di Genova in Terraferma, Pianta di Nove, 1763, C.I.E.L.I., Novara-Genova, 1955.
A.C.N., Foglio catastale, scala 1:1000, del centro cittadino; seconda metà del XIX secolo genovese.

2G. STRAFFORELLO, La Patria. Geografia d’Italia; Provincia di Alessandria, Torino, 1890, p. 183. L’Autore afferma che all’inizio del XIX secolo i palazzi dell’antica nobiltà genovese passarono in proprietà delle famiglie dei notabili locali.

3A.C.N., Ruolo di riscossione per la provvista delle targhette di marmo coi numeri civici ai fabbricati di città e di campagna, Novi Ligure, 1901
V. BOZZOLA, Le vie di Novi, Tipografia Cooperativa, Novi Ligure, 1910, p. 27.

DESCRIZIONE ARCHITETTONICA

Il palazzo Doria Tursi costituisce una realizzazione in forme “nobili” del modello edilizio di casa a corte cittadina. Infatti, a differenza di altri numerosi esempi di edifici, distribuiti lungo la stessa via Gramsci ed altrove in città, esso non viene costruito come un adattamento della forma locale ai modelli Genovesi e Romani del palazzo a blocco cubico, ma al contrario sono in questo caso gli spazi e le strutture “da palazzo” che vengono modificati per adattarsi al tipo locale.4

Gli elementi decorativi propri del palazzo, dunque, sono qui utilizzati per nobilitare una casa tradizionale; scalone, cornici, decorazioni… ecc. rivestono ed elevano di tono un edificio che distributivamente non si distacca dal vernacolo novese e che solo in minima parte accoglie le innovazioni spaziali del rinascimento e della maniera.

Il corpo di fabbrica si presenta come un volume parallelepipedo, addossato a via Gramsci, simile in tutto e per tutto ad una tradizionale casa cittadina nell’impianto, ma non nell’imponenza, nella qualità costruttiva e compositiva. Il lessico è quello dei coevi o di poco precedenti palazzi seicenteschi. L’imponente facciata esterna è partita orizzontalmente da due fasce aggettanti: un robusto marcapiano, posto a sottolineare il piano nobile, ed una cornice marca-davanzale all’altezza delle finestrelle del secondo mezzanino.

L’androne carraio è posto in posizione decentrata e si presenta di dimensioni piuttosto contenute, ne da luogo ad un atrio monumentale coperto come per esempio in palazzo Spinola (ex sede delle Suore “Pietrine”) in via Marconi od in palazzo Negrotto-Delle Piane o ancora in palazzo Cattaneo in via Girardengo. Quest’andito è scandito da una serie di lesene binate di ordine tuscanico e voltato con crociere ellittiche fortemente ribassate. La sua altezza corrisponde a quella del piano terreno, ed al di sopra di esso sono ricavati alcuni locali dell’ammezzato, contrariamente a quanto si può rilevare nei “palazzi” più compiutamente sviluppati, ove, per creare un ingresso monumentale di rappresentanza l’atrio si dilata non solo in orizzontale ma anche in verticale, comprendendo lo spazio del piano terreno e del primo ammezzato.

Il palazzo è suddiviso internamente in quattro piani, compreso il piano terreno, ed è dotato di cantine voltate. Al piano terreno, attualmente interamente occupato da attività commerciali si trovano alcuni locali di notevole pregio. Affacciata sul cortile interno un’ampia sala (un tempo loggia?) comunicante direttamente con l’androne carraio è scandita da lesene omologhe a quelle dell’atrio stesso, ed è voltata a padiglione con unghie in corrispondenza delle lesene.

Non è facilmente comprensibile quale potesse essere un tempo il ruolo dei singoli locali, in mancanza di un rilievo dell’interno e di un accurato studio sulla distribuzione attuale e passata dei vari ambienti.
Tutti i soffitti del piano terreno sono realizzati con volte in muratura, mentre non è così per gli orizzontamenti superiori.
Il soffitto del piano ammezzato è in legno rivestito in canniccio e così pure in legno è quello del piano nobile, celato però quasi ovunque da false volte intonacate e decorate con pregevoli stucchi.

La volta del salone principale del piano nobile è di grandissimo pregio e risale probabilmente alla fine del XVIII e primi del XIX secolo. Gli appartamenti nelle soffitte hanno volte a padiglione in muratura probabilmente aggiunte in un secondo tempo.


Gli ammezzati e le soffitte sono raggiungibili tramite una scala autonoma che attraversa il piano nobile senza sbarcarvi, mentre lo scalone, partendo dall’androne carraio porta con due ripide rampe voltate a crociera, di grande effetto scenografico, ad un piccolo atrio che distribuisce i due appartamenti del piano nobile. Proprio in questo atrio sono recentemente state rinvenute sotto uno spesso strato di intonaco, pitture di aspetto antico, forse parte dell’originario apparato decorativo dell’edificio.

4 Questa peculiare caratteristica è sottolineata anche da Francesco Traverso nel suo accurato studio pubblicato sulla rivista della Soc. Storica del Novese, quando si appresta a descrivere l’edificio ed accennata più in generale dal Leardi.
Francesco Traverso, “Novi Nostra” Marzo 1989, numero 1.
E. Leardi “Novi Ligure: lo sviluppo topografico demografico ed economico degli ultimi quattro secoli” Tipografia Ferrari Ocella e C. Alessandria 1962.